Giampaolo Grossi

General manager Starbucks Italy Srl

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D: Hai avuto una vita professionale ricchissima, con incarichi di grande prestigio, in campi anche diversi. Quali qualità ti hanno permesso di raggiungere questi importanti traguardi?

Umiltà e perseveranza. Queste sono state le qualità che mi hanno dato il coraggio e la volontà di continuare a crescere. Partire dal basso è fondamentale per capire ogni passaggio, ogni evoluzione della propria carriera. La perseveranza è quella dote che non ti fa mai mollare, anche quando accadono situazioni complesse, hai la forza di vedere l’opportunità e non la difficoltà. Questa dote, questo approccio, ti permette di imparare a sfruttare al meglio ogni occasione nutrendo i valori del proprio bagaglio giorno dopo giorno, rafforzandoti e rendendoti pronto ad ogni evenienza.

D: Il Covid ha dimostrato quanto è importante avere una resilienza finanziaria in caso di emergenza (soluzioni di gestioni del risparmio energetico, idrico, personale etc..). Nella tua esperienza quali sono le caratteristiche vincenti della industria del food retail? 

Innanzitutto mi sento molto fortunato facendo parte di un’azienda globale. Starbucks ha dato il massimo supporto alle proprie persone sotto molti punti di vista. Nonostante la pandemia globale la nostra Azienda ha fatto il massimo per resistere a questa dura sfida. Ho riflettuto spesso su quanto deve essere stato difficile per imprese ed imprenditori rispettosamente più piccoli che hanno subito perdite enormi sui sacrifici di una vita. Questa pandemia ci ha dato possibilità di riflettere. L’unione, la condivisione, la collaborazione tra realtà dello stesso settore, sono elementi vitali per resistere a eventi cataclismici come questo. Prendo spunto da quando vivevo a New York, non trovavo lavoro per varie ragioni, vedevo sempre tanti ristoranti sulla stessa strada che lavoravano continuamente e sempre affollati e non c’era gelosia. L’Italia, purtroppo, da questo punto di vista è differente. Da noi c’è molta gelosia direi meglio una non sana competizione. Quando la pandemia ha colpito abbiamo tutti capito che era importante essere uniti. I grandi colossi del food retail si sono allineati e hanno reagito in modo sinergico. Il senso di unione è un fatto fondamentale da cui imparare: spesso le proprie soluzioni stanno nei problemi degli altri precedentemente risolti. Però tendiamo a non confrontarci per vergogna e mancanza di vulnerabilità.

D: Fino a pochi anni fa nessuno avrebbe pensato che Starbucks potesse fiorire in Italia, la patria del Caffè. Oggi è una realtà in veloce crescita. quali sono i “segreti” del suo successo che tu hai dispiegato?

Il successo sta nel lavoro di squadra attraverso i nostri partner fulcro della nostra azienda. Io non guido il successo, quello che abbiamo ottenuto oggi è il risultato dello sforzo sinergico di tutte le nostre persone, dagli uffici allo store coi nostri baristi ed i nostri roaster. Il successo è derivato da tutti coloro che rappresentano passione e rispetto per quello che facciamo con umiltà e devozione. Siamo arrivati in Italia dopo un percorso molto lungo che ci ha permesso negli anni di meritarci tutto questo. Con rispetto ed umiltà è proprio grazie alla cultura italiana nel mondo del caffè e del bar che Starbucks oggi è l’Azienda che è in tutto il mondo. L’impegno e la devozione che tutti i partner, dagli uffici allo store, impiegano giornalmente, partecipano al raggiungimento dei nostri risultati. Il merito è in ognuno di loro e grazie a tutti loro, da Milano a Londra fino ad arrivare a Seattle sede centrale da cui tutto è iniziato.

D: A tuo avviso quali sono le prossime sfide per il settore delle catene di ristorazione in un mercato come quello italiano?

Siamo in un’epoca e un momento delicato per il settore. Sta morendo il “savoir faire” nel mondo lavoro: l’arte del servire declina inesorabilmente, quel aggregato di empatia, gentilezza, umiltà e competenza. È la sfida maggiore che il nostro settore deve affrontare oggi. Sapere che non ci siano molti ragazzi e ragazze che non vogliono fare questo mestiere è preoccupante. Il Covid ha messo in evidenza molta incertezza e difficoltà di approccio a nuove avventure in particolare sui più giovani. È importante comprendere come ispirare i giovani, in modo tale che possano apprezzare questo lavoro. È un tema che ovviamente interessa il mondo della ristorazione ma si estende a tutta l’industria della ospitalità, nel retail ed in generale nei rapporti con il pubblico. Amare ciò che si fa è la passione che si ha nello svolgere il proprio lavoro che automaticamente viene trasmesso con empatia al cliente. È pazienza, è capacità di saper attendere qualcosa di desiderato è il fascino di comprendere l’importanza del tempo. Riflettendo, la sfida maggiore è proprio questa, tornare ad ispirare gli altri, condividendo il proprio sapere, ponendosi al servizio altrui, insegnando un mestiere a coloro che hanno appena iniziato questo percorso.


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