di Alessio Turco, Senior Advisor yourCFO


 

 

8.000 posti di lavoro minacciati dal “si salvi chi può”

Lo scenario di riferimento era particolarmente agitato:

  1. piena crisi finanziaria (post Lehman);
  2. settore della ristorazione collettiva e dei servizi generali (committenza pubblica), gare d’appalto al massimo ribasso, redditività incentrata sulle varianti e richieste di maggiorazione (assimilabile al settore delle costruzioni e infrastrutture;
  3. banche in ritirata sulle società con profili patrimoniali e finanziari deboli;
  4. pochi fornitori con elevata esposizione.

Creditori di ogni tipo (banche, erario, fornitori e terzi soci finanziatori) pressavano per un rapido rientro dell’esposizione, in un settore che si era assestato su redditività operativa (%) ad una cifra, su continui investimenti per la crescita e sull’elevata incidenza del costo del lavoro.

Il primo tentativo, quasi scolastico, di coinvolgere unicamente le banche nel sostegno finanziario al gruppo si era rivelato infruttifero in tempi brevi, ogni attore della partita era più interessato al comportamento del vicino di tavolo che al proprio. Ma c’erano in gioco quasi 8.000 posti di lavoro e una esperienza nel settore consolidata in quasi trenta anni di attività.

La tenuta finanziaria della società era sostenibile solo individuando un processo che tenesse tutti al tavolo per un periodo (lungo), tale da consentire l’incasso di crediti pregressi verso la pubblica amministrazione, che in periodi di risorse limitate pagava le sue passività solo a seguito di sentenza passata in giudicato.

 

Il sostegno di ciascuno, per la salvezza di tutti

Con una costante attività di mediazione, a volte più simile a quella di un politico navigato o di un sindacalista che a quella di un professionista con solide basi tecniche, avviammo un processo volto ad ottenere qualcosa da tutti gli attori in gioco: tu congeli l’esposizione, tu allunghi i tempi di pagamento per le forniture correnti, tu dilazioni i rimborsi dello scaduto in 15 anni.

Il file excel, sempre più complicato, vedeva ridursi il fabbisogno ogni volta che inserivamo il sostegno concordato (sarebbe più corretto dire “estorto”) a ciascun interlocutore, ma la salvezza cominciava a prendere forma e tutti iniziavano a guardare con sempre maggiore stupore quel gruppo di sconsiderati che stava cercando di evitare che la barca affondasse: non tanto per affetto e rispetto della dedizione di chi lavorava nella società , ma soprattutto per la profonda convinzione che il sottostante industriale fosse valido e meritevole di essere tutelato.

 

La prova dell’attestazione

Costruita la proposta con tutti gli interlocutori, iniziò la seconda fase critica della battaglia: convincere chi era titolato a verificare e attestare la tenuta industriale e finanziaria del piano che, come tutti i piani che si rispettano, aveva degli ambiti di incertezza basati su stime del management e non del tutto supportati da evidenze oggettive, ma indispensabili per la tenuta del castello costruito, ancora senza fondamenta.

E’ stata dura, ma dobbiamo riconoscere che la nostra tenacia, unita al senso di responsabilità di tutti gli interlocutori, hanno permesso di superare tutti i processi valutativi preliminari alla definitiva benedizione del piano.

 

Dalla salvezza alla crescita

La vera soddisfazione è stato però vedere che, con il passaggio da Excel e PowerPoint alla vita vissuta, il gruppo è riuscito a consolidare una crescita costante, un netto miglioramento dei margini (grazie alle economie di scala) e una gestione millimetrica della tesoreria che ha consentito il pieno rispetto degli impegni assunti con i vari creditori che, ancora oggi, continuano a collaborare e a sostenere il gruppo e le migliaia di famiglie che ci lavorano.

Poi è arrivato il Covid, ma questo potrebbe essere l’inizio di un nuovo viaggio: andrà tutto bene.

 

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