di Roberto Di Sanzo, Fractional Executive YOURgroup


Un nuovo incarico, una nuova sfida

Tutto ebbe inizio con la telefonata di un mio ex Capo: “Mandami il tuo Cv, un’azienda cerca una figura come la Tua”, dopo pochi giorni mi richiama: “Ti ho fissato un colloquio con la proprietà, ci vediamo giorno…..alle ore….presso….”. Avevo lasciato l’incarico precedente dopo l’ennesimo: “ho sempre fatto così da vent’anni a questa parte e mi sono sempre trovato bene, ora arriva lei e vuole rivoluzionare tutto, qui decido io non si cambia nulla”. E siccome le mie origini sicule mi hanno sempre fatto propendere per il rifiuto di fronte a situazioni di gattopardiana memoria in cui “bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”, avevo deciso di tornare sul mercato.

Mi presento al primo incontro con il mio solito Moleskine ® nero: presentazione, solite domande e richieste per iniziare a capire il business (in questi casi ringrazio sempre il mio passato di revisore in una Big Four, da lì si esce macchine da guerra perfette, con pochi passaggi riusciamo a fare la radiografia di un’azienda piccola o grande che essa sia). Dopo qualche giorno invio il mio preventivo dettagliato (altro insegnamento dalle Big Four, “thinkstraight-talk straight” ovvero “pensa chiaro, parla chiaro”, devi elencare tutto quello che hai intenzione di fare, e chiedere ciò che ritieni congruo per il tuo lavoro, regole chiare, consulenza lunga…). Il preventivo viene subito accettato, la documentazione da me richiesta viene subito messa a mia disposizione e il lunedì successivo mi presento in Azienda, con incarico di CFO e HR Manager. Mi viene presentata la struttura, in Amministrazione solo una laureata in biologia, più ansiosa di un padre al primo figlio dietro la porta della sala travagli e la possibilità di utilizzo spot di un architetto edile, “pratico di excel”…quindi capisco che il lavoro oltre che lungo sarà anche faticoso. Ma a me piacciono le sfide e solo dopo una settimana di assessment chiedo un incontro con l’Amministratore – che rappresenta anche il 50% della proprietà – per comunicargli l’esito delle mie verifiche.

Prima il problema, poi la soluzione

La convocazione stranamente viene fatta presso il suo avvocato, “perché sai così ti faccio raccontare da lui quali sono i miei rapporti con il mio socio”, ovvero l’altro 50% della società. Da quella chiacchierata capisco che l’altra metà, anch’egli senza un titolo di studio adeguato al ruolo aveva provato a fare da Amministrativo, Controller, Finanziario, in una parola da CFO, creando dei danni inenarrabili, ma talmente inenarrabili che a me non erano sfuggiti (sempre grazie all’approccio da ex Big Four) e pertanto per stemperare l’aria già pesante che si respirava chiedo all’Amministratore: “ma tu la pillola della pressione oggi l’hai presa?, perché sai volevo comunicarti che la tua società è tecnicamente fallita”…Segue un silenzio assordante di qualche minuto, l’avvocato che iniziava ad annuire, come per dire “finalmente uno che gli dice le cose come stanno”. Ma come è buona abitudine fare, prima indico il problema e poi la soluzione (sento un lungo sospiro di sollievo):far chiudere la società con un bilancio in perdita, appianando tutti i problemi fino a quel momento verificatisi, ma per fare ciò era necessario ripianare il Patrimonio Netto e poi rimpinguare il Capitale Sociale, il tutto doveva avvenire contestualmente, naturalmente anche con l’apporto dell’altro socio e soprattutto senza interferire minimamente sul rapporto con le banche.

Primo problema: reperire i fondi. Lui si ricorda di un caro cugino facoltoso (nei momenti del bisogno è necessario sempre chiedere aiuto alla famiglia, anzi come direi io “a famigghia”) quindi preparo un paio di documenti che spiegano la situazione e fissiamo l’incontro con il cugino. La location è un lido balneare in una nota località turistica della Liguria. Il facoltoso cugino vestito di un bel giubbotto di pelle, barba incolta, che fa impallidire il mio bel vestito tirato a lucido e la mia barba appena fatta, ma almeno ho l’ok per togliere la cravatta. Inizio a spiegare la situazione, ma lui mi blocca subito e mi dice “mio cugino mi ha chiamato per aiutarlo, per salvare l’azienda di famiglia, io in questo caso non faccio il business man, ma mi limito solo a chiedere quanto serve e per quanto tempo, sulla gestione del denaro e dell’attività mi fido di lui a prescindere”. Mi fu subito chiaro che la situazione evolveva per il meglio e così fu: trovarono un accordo per come strutturare il prestito, ne parlammo pure con il suo commercialista e da li a qualche settimana il mio caro Amministratore ebbe a disposizione sul suo conto la liquidità richiesta per fare l’intera operazione di ripianamento e rimpinguo.Perché un altro consiglio che diedi fu: “dobbiamo avere a disposizione una potenza di fuoco che ci consenta di rilevare il 100% della società, qualora il tuo socio faccia marcia indietro”.

Tornati in città, in auto c’era grande euforia, perché se tutto con buone probabilità l’azienda era salva.Ma siccome l’uomo quando si sente fragile ha bisogno di un supporto più grande di lui, nel viaggio di ritorno, mi chiede se sono un credente e alla mia riposta affermativa mi ritrovai presso il Santuario della Consolata, luogo di culto, dove tutti i torinesi si affidano per un Aiuto Celeste: in rigoroso silenzio, a pregare affinché tutto andasse per il meglio e lui potesse nel frattempo tagliarsi la barba che si era fatto crescere come voto alla Madonna.

Mettiamoci al lavoro!

Per dare una mano alle preghiere,nei giorni a seguire mi sono dedicato a:

  • chiusura del bilancio,
  • taglio drastico dei costi di struttura e
  • riprendere un fitto, costante e ripetuto rapporto con le banche, che nell’ultimo periodo avevano allentato un po’ i rapporti.

Quindi dopo aver predisposto tutta la documentazione necessaria per arrivare alla approvazione del Bilancio, e aver stabilito la data per l’assemblea straordinaria davanti un notaio e aver convocato il socio, ci ritroviamo tutti presenti alla data prestabilita, all’orario prefissato dal Notaio, tutti tranne l’altro socio, che come era prevedibile invia un suo avvocato, che però il Notaio fece notare non era correttamente delegato e quindi non poté prendere parte al voto assembleare, di fatto il bilancio viene approvato con riserva, la perdita rilevata, il capitale sociale ristorato, tutto in un solo caldo pomeriggio di una afosa estate piemontese.

Mi potevo ritenere soddisfatto del lavoro svolto, ma ancora c’era una ultima cosa da fare: “vogliamo scommettere che alla fine di tutta questa storia, non solo le banche non ridurranno i propri affidamenti, ma anzi riuscirò a farti ottenere un ulteriore finanziamento?”, “sfida accettata!!” fu la sua risposta. Predisposta tutta la reportistica necessaria che nel frattempo avevo costruito dando una strada da seguire con un Budget, un Rolling Forecast e una analisi degli scostamenti, inviato tutto alle banche , essendo a ridosso dei primi giorni di agosto, decido di prendere qualche giorno di ferie, tanto sapevo che le banche prima di settembre non avrebbero nemmeno attivato l’iter procedurale. E settembre era perfetto, perché nel mentre la Camera di Commercio avrebbe rilevato tutte le modifiche intervenute sul Patrimonio Netto e le banche “magicamente” al rientro avrebbero trovato si una perdita, ma anche una società che aveva aumentato il suo Capitale Sociale da 10 mila euro fino a 100 mila euro, dimostrando di essere ancora più solida di prima, registrando appunto che “dopo la tempesta, c’è sempre la quiete”.

Il contagio dei buoni risultati

E l’altro socio? Nel frattempo che fine fece? Beh, egli stesso capì che la situazione stava evolvendo per il meglio, depose l’ascia di guerra, ed entro i 30 giorni di legge previsti intervenne nel rimpinguo del Capitale Sociale garantendo nuovamente la pluralità sociale prevista dalla legge. Al rientro tutti erano più tranquilli, l’aria festosa, i soci ritrovati, in una parola si erano attivati i 12 muscoli facciali utili per fare un sorriso e non i 72 per fare il broncio o comunque avere una espressione corrucciata.Nel mentre feci qualche colloquio per rinforzare l’area amministrativa, istruì per bene l’architetto pratico con excel ed implementai qualche procedura per tenere d’occhio il cash flow, nell’attesa che il nuovo sistema gestionale che nel frattempo avevo pensato di cambiare entrasse a regime. Da quando sono arrivato, l’azienda è passata da 2,5 mio/euro a quasi 5,0 mio/euro in soli due anni, certo il merito non è assolutamente solo il mio, ma credo che la gente attivi più aree del cervello quando deve creare e risolvere problemi per crescere che non quando deve attivarli per salvarsi o risolvere problemi “antipatici”. Quindi si passò dalla crisi al sorriso.

 

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