La sostenibilità è, finalmente, prioritaria nell’agenda politica.

Già nel 2019 Ursula von der Leyen, appena insediata nel suo ruolo di Presidente della Commissione Europea, indicò lo European Green Deal come priorità numero 1 dell’Unione Europea.

A fine 2019 ebbi l’opportunità di partecipare a Progetto Europa, una full immersion a Bruxelles organizzata dalla delegazione di Confindustria presso l’UE in collaborazione con Federmanager e 4Manager, con l’obiettivo di approfondire i dettagli dello European Green Deal e le relative opportunità per le imprese italiane.

In quell’occasione mi resi conto che, finalmente, l’Unione Europea intendeva fare sul serio sulla sostenibilità, tanto che lo European Green Deal era di gran lunga il programma con il maggiore budget stanziato.

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Il 2020 è stato l’anno caratterizzato dal COVID-19, ma l’UE ha avuto la perseveranza di mantenere ferma la barra del timone sulla sostenibilità mantenendone la priorità, insieme alla digitalizzazione, nel Next Generation EU, il programma tramite il quale si vuole indirizzare il rilancio dell’economia dei paesi europei.

L’Italia è in prima linea in questo processo di transizione ecologica: il Governo Draghi ha infatti confermato che circa un terzo dei 207 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), meglio noto come Recovery Plan, saranno destinati alla sostenibilità, e non a caso sono stati istituiti i Ministeri della Transizione Ecologica e dell’Innovazione e Transizione Digitale al fine di presidiare i due pilastri del PNRR.

Quindi è evidente che la sostenibilità è una tematica prioritaria per tutte le aziende che vogliono incrementare la propria efficacia sul mercato, e dato che la competitività delle aziende dipende fortemente da quella delle rispettive filiere, lo sviluppo della Supply Chain in ottica ESG (Environmental, Social and Governance) è prioritaria per tutte le aziende italiane.

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Ma quali sono gli aspetti specifici nei quali si concretizza lo sviluppo della Supply Chain in ottica ESG? Ce ne sono tantissimi, ma di seguito ne citerò solo alcuni di grande impatto

Sviluppo dell’economia circolare. È evidente che su questa tematica specifica, a sua volta prioritaria nel Next Generation EU e nel PNRR, la gestione professionale della Supply Chain è una conditio sine qua non: si pensi alle tematiche di Reverse Logistics e integrazione dei fornitori nei propri processi produttivi.

Certificazione ESG della Supply Chain. Per potere essere “certificata ESG” un’azienda deve certificare i fornitori nella propria filiera: non posso dichiararmi green dal punto di vista delle emissioni di CO2 se un mio fornitore è fortemente inquinante, non posso dichiarare di rispettare i diritti umani se un mio subfornitore utilizza manodopera minorile, non posso dichiarare di avere una Governance conforme ai criteri ESG se un mio partner si rende protagonista di un atto di corruzione.

Partnership per cogliere opportunità green. Molte aziende sono state per troppo tempo alla finestra pensando che i tempi non fossero maturi per i business legati alla sostenibilità, e adesso si trovano nella difficile situazione di dovere recuperare il tempo perduto. Il modo più efficace per rimettersi rapidamente in carreggiata è implementare accordi di partnership con aziende che hanno sviluppato prodotti o servizi di nicchia nell’ambito della sostenibilità.

Revisione contratti introducendo KPI/SLA di tipo ESG. Chi si occupa di Procurement in maniera professionale sa che lo strumento principale per indirizzare concretamente la propria filiera in una direzione strategica è quella di definire Key Performance Indicators (KPI) che siano alla base di Service Level Agreement (SLA) contrattuali correlati con la strategia definita; quindi assisteremo al proliferare di SLA di tipo ESG inseriti nei contratti di fornitura di molte aziende.

Ridefinizione delle strategie di acquisto in ottica ESG. Un aspetto fondamentale del Category Management è la definizione della strategia di acquisto per quella categoria; in particolare per le categorie direttamente correlate ad aspetti ESG potrebbe essere necessario ridefinire la strategia di acquisto in coerenza con la nuova priorità acquisita da quella categoria; allo stesso modo nella gestione strutturata del Supplier Relationship Management il fornitore chiave in ottica ESG potrebbe scalare il ranking dell’importanza dei fornitori e quindi potrebbe essere oggetto di rinnovate ed aumentate “attenzioni” da parte del Procurement.

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Per brevità non mi dilungo su tante altre tematiche che evidenziano l’importanza dello sviluppo della Supply Chain in ottica ESG: penso che sia già evidente che le competenze professionali di gestione Supply Chain e Procurement siano un asset fondamentale per tutte le aziende.

Le aziende che non hanno in casa competenze di questo tipo hanno un gap manageriale da colmare velocemente per non perdere terreno rispetto ai propri competitors ed essere estromessi dal mercato.

Il problema è che queste competenze sono difficilmente accessibili per aziende di taglio medio- piccolo e non velocemente formabili internamente anche per aziende di taglio medio-grande.

Per questo motivo si stanno sempre più affermando soluzioni di Temporary Management o Fractional Executive che consentono di accedere a competenze manageriali di alto livello in maniera immediata, flessibile ed a costo compatibile con il proprio budget.

YOURgroup tramite la Practice Sustainability mette a disposizione i propri Partner Fractional Executive specializzati su aspetti ESG sia per una gestione a 360° come Chief Sustainability Officer, sia nelle diverse funzioni aziendali, inclusi Procurement e Gestione Supply Chain.

Vittorio Zito
Vittorio ZitoManaging partner yourCPO