Perché l’ecosistema delle startup dovrebbe investire in sostenibilità?
Vediamo insieme cosa ci induce a trarre queste conclusioni.
L’agenda verde sarà il cuore della strategia di crescita dell’Unione europea. L’ha messo nero su bianco la Commissione UE a fine maggio presentando Next Generation EU, il piano che punta a mobilitare 750 miliardi di euro, di cui 209 per l’Italia (con vincoli del 37% per la sostenibilità e 20% per la digitalizzazione), e a potenziare il budget per attuare le politiche ritenute necessarie a contenere gli impatti economico-sociali della crisi sanitaria COVID-19 e per avviare la ripresa. Almeno il 30% di Next Generation EU e del budget 2021-2027 dovrà essere speso per conseguire gli obiettivi climatici assunti con l’Accordo di Parigi e con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Tutte le spese dell’UE saranno vincolate al principio del “do no harm”: non potranno cioè finanziare attività o progetti che abbiano impatti negativi su clima e ambiente. Quanto al settore privato, la comunicazione della Commissione UE precisa che gli investimenti potranno essere guidati dalla tassonomia delle attività eco-compatibili, una classificazione di settori economici e di criteri tecnici che definiscono quali attività possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale.
Da un recente sondaggio globale condotto da BlackRock fra i suoi clienti (425 investitori in 27 Paesi) risulta che gli investitori interpellati intendono raddoppiare le allocazioni in prodotti sostenibili nei prossimi cinque anni. Il 20% degli intervistati ha addirittura dichiarato che la pandemia imprimerà ulteriore slancio agli investimenti sostenibili (conformi ai requisiti ambientali, sociali e di governance, che vanno sotto la sigla ESG). La maggior parte degli intervistati da BlackRock ritiene che la sostenibilità sia fondamentale per i processi e i risultati d’investimento, e il 75% sta già adottando o intende adottare un approccio integrato per tenere conto dei rischi ESG nei portafogli, che valuta la sostenibilità di tutte le partecipazioni in modo che le decisioni d’investimento future siano ben ponderate grazie a un’analisi olistica della sostenibilità.
Tornando quindi alla tassonomia, quali operatori finanziari devono effettuare la disclosure in base alla tassonomia e per quali prodotti? La risposta è contenuta nel Regolamento UE 2019/2088 adottato a fine novembre del 2019, che richiede ai consulenti finanziari e agli investitori istituzionali di comunicare se e come i prodotti che vendono nei mercati dell’Unione Europea integrano considerazioni sui temi di sostenibilità, contribuendo così anche ad accrescere la resilienza dell’economia reale e la stabilità del sistema finanziario.
Il Regolamento Disclosure EU 2088/2019, che sarà in attuazione dal 10 marzo 2021, impone agli operatori del settore finanziario, fra cui le SGR, obblighi di trasparenza e di informativa sui fattori di sostenibilità ESG (Environmental, social, governance), che devono essere resi noti agli investitori mediante la pubblicazione sui siti web e nella documentazione precontrattuale.
Con l’attuazione del Regolamento, i gestori saranno tenuti ad includere tra le proprie politiche di investimento, politiche di valutazione e misurazione continuative dello stato dei fattori ESG nelle target sottostanti ai propri investimenti, così da poter monitorare il rispetto dei parametri ESG ed intervenire lì dove fosse necessario. Tali informazioni dovranno esser rese note agli investitori mediante la pubblicazione sui siti web, nella documentazione precontrattuale e nella reportistica periodica.
La due diligence in chiave ESG, deve evidenziare: quali fattori di sostenibilità sono presenti nella target, lo stato e la compliance a norme primarie e secondarie, a eventuali certificazioni di settore, a standard comunemente accettati quali i GRI o per la forza lavoro i principi ILO, nonché i presidi legali a cornice dei fattori ESG (es. la governance, i contratti della supply chain e del personale). Tutto ciò per garantire non solo la compliance alla legge e l’assenza di contenziosi ma anche il rispetto di certificazioni di settore e standard internazionali di riferimento.
Con riferimento alla vita dell’investimento, va regolata contrattualmente la raccolta di dati ESG e la reportistica periodica essenziale a garantire il monitoraggio, la gestione dei fattori di sostenibilità e eventualmente dei rischi ESG. Il monitoraggio deve essere garantito da presidi costanti, rappresentati da esponenti del board e/o comitati e/o manager incaricati ad hoc alla supervisione dei fattori ESG nella target. Quanto alla gestione del rischio, a seconda della tipologia dell’investimento si devono prevedere politiche di governance ESG compliant.
Risulta chiaro quindi, alla luce di quanto sopra, che la sostenibilità diventa un fattore di competitività anche per le startup.
Come practice yourSCALEUP di YOURgroup possiamo supportare le startup lungo il loro ciclo di vita nelle seguenti attività:
- Definizione di una roadmap ESG/di sostenibilità aziendale da integrare nella value proposition e nel Business Plan. Verranno valutati con particolare attenzione i temi e i processi di valutazione ESG in linea con i Principles for Responsible Investment (o PRI) lanciati dalle Nazioni Unite nel 2006 con l’intento di favorire la diffusione dell’investimento sostenibile e responsabile tra gli investitori istituzionali. Temi ESG: governance, ambiente (emissioni, energia, acqua, rifiuti, biodiversità, economia circolare), lavoro (incl H&S e D&I), catena di fornitura responsabile, diritti umani, comunità locale. Fondamentale sarà anche l’attività di SDG mapping per verificare il contributo della startup al raggiungimento degli SDGs dell’Agenda 2030 dell’ONU;
- Definizione di metriche ESG (KPIs) da includere in una rendicontazione trasparente per gli investitori;
- Valutazione di impatto per le startup che nascono come Società Benefit;
- Supporto diretto o indiretto tramite partner YOURgroup per l’ottenimento di finanziamenti agevolati;
- Connessione con programmi di Open Innovation di grandi aziende che abbiano un focus specifico sulla sostenibilità.
Le aziende che hanno affrontato meglio la pandemia, rivelandosi resilienti, sono le aziende che avevano già integrato la sostenibilità nella strategia. Ora diventa ancora più rilevante integrare strategicamente la sostenibilità nel business per accrescere la competitività e il valore generato, inteso come successo sostenibile (e quindi valore per azionista) ma anche come remunerazione degli altri capitali (umano, produttivo, naturale, sociale e intellettuale) nell’interesse di tutti gli stakeholder.
E questo vale per tutte le forme di impresa..startup incluse!