di Bruno Lenzi e Mauro Maltagliati, partner yourDIGITAL

Parlare di Open Innovation raccontando il suo opposto, la Closed Innovation, è semplice.

Molte aziende, piccole o grandi, soprattutto se dotate di grande expertise interna, che generano nuovi business iterando, sempre internamente, idee. Nulla esce fuori e, allo stesso modo, nulla entra dentro.

Dall’altro lato abbiamo l’Open Innovation: la condivisione è la base del modello di business. Un’azienda che debba ottimizzare processi, generare nuovi prodotti, vagliare nuovi mercati, o semplicemente innovarsi, guarda al di fuori delle proprie mura per cercare talenti, idee, knowledge e… startups.

 

Sebbene sia un modello che sta crescendo sempre più, l’Open Innovation non è un sostituto del Closed Innovation, ma è piuttosto complementare. E’ nato ufficialmente nel 2003 con la pubblicazione dell’omonimo libro del professor Henry Chesbrough dell’Università della California a Berkeley e ha trovato terreno fertile negli ultimi anni grazie ad un mondo sempre più interconnesso, veloce e bisognoso di un’alta diversificazione del rischio.

Sempre più aziende (dati incoraggianti anche dal mercato italiano) lo stanno adottando, grazie agli innegabili vantaggi:

  • Ampliamento del bacino sia in termini di qualità della conoscenza sia, per la legge dei grandi numeri, di quantità della contaminazione. Da un lato quindi poter attingere a delle competenze che non è detto siano presenti in azienda o non lo siano della qualità richiesta. Dall’altro, soprattutto nell’accezione più aperta del termine dove il bacino è la community stessa, poter raccogliere un elevato numero di idee totalmente estranee alle meccaniche aziendali.
  • Diversificazione del rischio in attività di R&D dove il demandare lo sviluppo di un nuovo prodotto o servizio a più startup inserite nella realtà aziendale, agili e fresche, può accelerare il tempo necessario per lo sviluppo di un MVP.
  • Abbattimento dei costi nelle attività di innovazione che se gestite internamente potrebbero avere un rapporto costo/benefici sfavorevole rispetto a realizzarle con aiuti esterni all’azienda.
  • Talent Scouting. L’azienda ha la possibilità di testare effettivamente le competenze di risorse da integrare nell’organico aggiungendo alle informazioni del CV anche il lavoro sul campo e la conoscenza, da parte delle risorse, di quelle che sono le dinamiche dell’ambiente in cui verranno inserite.

A questi benefici si contrappongono diverse sfide che le aziende devono affrontare nell’avviare progetti di Open Innovation. Da quelle culturali nel non essere troppo abituati a uscire dalla propria comfort zone, a quelle aziendali nell’ottimizzazione dei processi; dalla strutturazione degli obiettivi fino all’identificazione del pubblico in target da coinvolgere.

 

È nell’aiutare le Aziende in queste sfide che noi di SCALEUP, Practice di YOURgroup, ci proponiamo come soggetto innovativo e distintivo. Supportiamo le Startup grazie al nostro modello di Fractional Management: 180 professionisti con esperienza media di 25 anni di cui molti con esperienza diretta in startup in qualità di founder, manager operativo o advisor/mentor. Un Pool accessibile a giornata, a progetto o in modalità continuativa e frazionata su un numero definito di giornate/mese: un valore trasferito altissimo con un impatto economico sostenibile per il budget di una startup.

Startup che sono alla costante ricerca di PMI e Corporates con cui dialogare e collaborare per validare la propria idea, innovando. Abbiamo quindi l’individuazione della domanda da un lato e la proposizione dell’offerta dall’altro. A fare da collante tra le due, alcuni modelli vincenti:

  • Challenge: eventi pubblici o privati in cui un’azienda setta sfide legate all’innovazione (di prodotto o processo) al fine di trovare una o più soluzioni;
  • soluzioni;
  • Hackatons: eventi simili alle Challenge ma in cui si scende nel dettaglio dello sviluppo della soluzione. Spesso infatti si realizza, in un arco di tempo dalle 24 ore ai 3 giorni, un MVP più o meno funzionante;
  • Startup-Corporates Partnership/Accelerator/Acquisition: tre fasi distinte della collaborazione tra startup e corporates definite dall’investimento che l’azienda pone nella startup e quindi dal controllo che ne ha;
  • Co-creation Labs: veri e propri percorsi di innovazione interni all’azienda nei quali vengono costituiti team interni ed esterni per risolvere sfide dell’azienda stessa.

 

Molte delle startup che abbiamo accompagnato sono nate da percorsi di “Open Innovation Challenge” o di “Open Innovation Lab”, percorsi più o meno lunghi in cui le competenze di brillanti startuppers sono state messe in campo per risolvere problemi reali dell’Azienda.

Con questo approccio vogliamo essere da ponte tra Aziende e Startup fornendo le nostre competenze Fractional per facilitare il dialogo e portare benefici ad entrambe le realtà.