Il Regolamento UE 2020/852 ha introdotto nel sistema normativo europeo la tassonomia delle attività economiche eco-compatibili, ovvero una classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili in base all’allineamento agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea e al rispetto di alcune clausole di carattere sociale.

Una serie di atti delegati, elaborati con la consulenza della Platform on Sustainable Finance, dettagliano i criteri tecnici che permettono di stabilire a quali condizioni ciascuna attività economica fornisce un contributo sostanziale ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali identificati, senza arrecare danni significativi a nessuno degli altri cinque (clausola “Do No Significant Harm – DNSH”).

La tassonomia è una guida:

• per le imprese, per valutare le proprie attività, definire politiche aziendali e meglio ancora trasformare i modelli di business in ottica ESG e per rendicontare agli stakeholder in modo più completo e comparabile;

• per gli investitori, per integrare i temi di sostenibilità nelle politiche d’investimento e per comprendere l’impatto ambientale e sociale delle attività economiche nelle quali investono o potrebbero investire;

• per le istituzioni pubbliche, che possono utilizzare la tassonomia per definire e migliorare le proprie politiche di transizione sostenibile.

L’articolo 8 della TR prevede che le imprese soggette alla Direttiva sulla rendicontazione non-finanziaria (NFRD – in Italia in applicazione del D.lgs. 254 – e, successivamente, CSRD) pubblichino informazioni sull’allineamento delle attività alla tassonomia. Il 6 luglio 2021 la Commissione UE ha pubblicato la versione definitiva dell’atto delegato che dettaglia i contenuti ambientali, le tempistiche e le modalità con cui queste informazioni devono essere pubblicate. 

In particolare, le imprese non finanziarie dal 2022 devono pubblicare informazioni su: 

  • quota di fatturato proveniente da prodotti o servizi associati ad attività economiche allineate alla tassonomia; 
  • quota di spese in conto capitale (Capex) e di spese operative (Opex) relative ad attivi o processi associati ad attività economiche allineate alla tassonomia. 

Alle società finanziarie è richiesto di pubblicare indicatori chiave di performance (KPI) che esprimano la percentuale di allineamento alla tassonomia degli asset in gestione. In questo caso, il KPI dal 2022 è rappresentato dalla % di esposizione alle attività comprese (eligible) nella tassonomia, mentre dal 2024 diventerà la % di esposizione alle attività conformi (aligned) alla tassonomia e, dunque, % di allineamento alla tassonomia

In merito agli artt. 5 e 6 della Tassonomia si ricordano altre scadenze: 

  • da luglio 2022: informazioni sull’allineamento a obiettivi di mitigazione e adattamento
  • dal 2023: informazioni sugli altri quattro obiettivi ambientali

Il 28 febbraio 2022, a pochi giorni dalla pubblicazione della proposta di direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale (CSDD), la Platform on Sustainable Finance, il gruppo di esperti creato dalla Commissione per avere supporto tecnico nell’attività legislativa in materia, ha presentato il report finale della prima proposta sulla tassonomia sociale. Si tratterebbe di un’integrazione alla tassonomia delle attività eco-compatibili, introdotta nell’ordinamento UE nel 2020. CSDD e tassonomia sociale pongono l’accento sulla figura degli stakeholder e adottano un approccio di filiera.

Nel caso della tassonomia sociale i macro-obiettivi sono tre e sono stati definiti sulla base degli impatti delle attività economiche sui portatori di interesse lungo l’intera catena del valore: lavoro dignitosoadeguati standard di vita e benessere di consumatori e utilizzatori di un bene; comunità sostenibili e inclusive. Partendo da questi tre macro-obiettivi, la tassonomia sociale si completa con una serie di altri sotto-obiettivi, al fine di guidare gli investitori nel prendere in considerazione aspetti specifici, come salute e sicurezza, housing, remunerazione dei lavoratori, non discriminazione. Come per la tassonomia verde, per essere considerata sostenibile dal punto di vista sociale, un’attività deve fornire un contributo sostanziale a uno dei tre obiettivi sopra citati, senza arrecare danni significativi a nessuno degli altri (secondo il principio “Do No Significant Harm – DNSH”) e rispettando clausole minime di salvaguardia, che saranno definite attraverso un report dedicato.

Dalle prime informazioni e analisi sono poche le imprese dimostratesi pronte al cambiamento. Sulla base dei risultati di un’indagine condotta da Conference Board su un campione diversificato di aziende europee in collaborazione con la società di rating Esg Sustainalytics e riportata dal Financial Times. La maggior parte delle aziende non è consapevole di cosa preveda la Tassonomia UE e, tra coloro che sono a conoscenza delle richieste del nuovo regolamento, l’opinione più frequente è che riguardi i soli investitori e gestori, quando in realtà il flusso informativo sulla sostenibilità delle attività economiche inizia proprio dalle aziende. Sono meno di 10 infatti le aziende, sulle quasi 12mila coinvolte dal regolamento della Tassonomia UE e dalla NFRD/DNF, che hanno dimostrato di essere pronte al recepimento delle nuove richieste di reporting inserite nel nuovo regolamento.

Queste difficoltà riguardano al momento le imprese soggette alla Direttiva sulla rendicontazione non-finanziaria (DNF) ma, con l’approvazione della CSRD, la soglia di inclusione si abbasserà e più imprese di minori dimensioni / PMI saranno coinvolte e sarà ancora più ardua per quelle aziende non ancora strutturate che avranno l’obbligo di rendicontazione nel 2023.

E’ necessario prepararsi quindi con il dovuto anticipo riflettendo sull’adeguatezza del proprio business model in chiave ESG per la competitività e futura sopravvivenza, anche grazie al supporto ‘interno’ di professionalità solide a costi adeguati alle esigenze della propria organizzazione. La figura del Fractional Manager consente infatti di usufruire di figure con grande esperienza in ruoli dirigenziali, ma con la flessibilità che rende sostenibile il loro costo. Il loro impegno può essere modulato affinché il processo sopra descritto produca i risultati attesi, mettendo pensiero e azione al servizio degli obiettivi aziendali.

 

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(1) I sei obiettivi ambientali dell’Unione Europea sono: mitigazione del cambiamento climatico; adattamento al cambiamento climatico; uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine; transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti; prevenzione e controllo dell’inquinamento; protezione della biodiversità e della salute degli ecosistemi.
Manuela Macchi
Manuela MacchiAssociate Partner YourCEO e Leader della practice Sustainability di YOURgroup