Caro Andrea, Grazie di aver accettato il mio invito per questa intervista: ci vuoi raccontare un po’ di te e della tua attività?

La mia famiglia viene da una lunga tradizione, siamo nelle libere professioni economico/giuridiche dal 1849. Io ho avuto la fortuna di “cavalcare” da neo abilitato la riforma del diritto societario del 2003-4 che mi ha permesso di affiancare alla consulenza tipica del commercialista in diritto tributario e societario, quella che poi sarebbe diventata l’attività che ci caratterizza maggiormente: la valutazione di azienda, le perizie di stima e le operazioni straordinarie.

Durante la crisi del 2008/2011 ci siamo inoltre occupati di diverse operazioni di risanamento aziendale. La nostra fortuna è quella di poter declinare una competenza, la valutazione, in più servizi con un approccio fortemente aziendalistico e quindi vicino al sentire di chi fa impresa.

In questi ultimi anni abbiamo portato l’approccio valutativo che ci contraddistingue anche nell’attività di consulenza ordinaria, approccio che abbiamo recentemente riassunto in “Restartup, le scelte imprenditoriali non più rimandabili”, un libro edito da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi.

Oggi siamo ormai riconosciuti nel mondo delle imprese come Studio capace di fare ponte, di mettere in contatto il mondo della PMI di famiglia con quello dell’innovazione. Aiutiamo le PMI a crescere nei momenti di discontinuità della vita aziendale (nuovo modello di business, M&A, passaggio generazionale, open innovation, ecc).

Approccio, come puoi immaginare, molto attuale in questa fase in cui gli effetti economici del Covid 19 rendono lo scenario dei prossimi mesi incerto.

 

Come è evoluto il tuo settore e il ruolo del commercialista in questi anni? 

La figura del commercialista è cambiata in questi anni. Il mercato avrebbe desiderato probabilmente una evoluzione più veloce ma il fatto che ancora gran parte del fatturato della categoria dipenda dagli adempimenti fiscali, unito all’inefficienza dell’apparato pubblico (basti pensare al continuo mutare delle norme e dello stesso calendario fiscale) con cui inevitabilmente ci interfacciamo ha portato ad un rallentamento della naturale evoluzione della nostra professione.

Ritengo che nei prossimi anni il nostro settore andrà ulteriormente a mutare per due tendenze principali.

L’impresa dinamica compete su mercati difficili ed in continuo mutamento.Per fare questo ha bisogno (lo avrà sempre più) di professionisti capaci di dare risposte veloci, di adottare un approccio imprenditoriale, specializzati ed organizzati.

Nel futuro io vedo un ritorno all’antico (seppur con altri mezzi): fiducia e competenza erano i caposaldi della nostra professione e lo saranno anche in futuro. Dobbiamo riscoprire questi valori anche nel rapporto con il cliente e coniugarli con una organizzazione moderna. La sfida in fondo è tutta lì.

Il secondo fattore di cambiamento sarà determinato dalla tendenza delle PMI a ridefinire la dimensione minima necessaria per competere e quella di molti settori a consolidarsi. In futuro mi aspetto meno imprese ma di dimensioni maggiori. Sempre PMI ma più strutturate. La consulenza dovrà adeguarsi.

Per questo credo che il passaggio generazionale sarà la vera sfida dei prossimi anni.

E su questo come studio ci siamo preparati al fine di offrire una proposta consulenziale all’altezza.

 

Quale impatto potrebbe avere la crisi sulla vostra attività e quella dei tuoi colleghi?

Questa crisi rischia di divenire come un sasso lanciato nello stagno. Crea cerchi concentrici che si espandono e vanno ad impattare, in più ondate, tutte le realtà imprenditoriali o professionali che siano.

La differenza sarà nei tempi (alcuni settori come i servizi saranno colpiti con un ritardo stimabile in circa 6 mesi) e nell’intensità. Un amico per sottolinearne la forza parla di magnitudo.

Una delle prime voci che verrà interessata dalla crisi sarà quella delle politiche di pricing. Le grandi società di consulenza sono già ora sotto pressione. In questo uno Studio come il nostro che ha sempre contenuto i costi fissi si trova avvantaggiato.

Poi bisognerà misurare l’impatto sulle imprese e sulla loro capacità finanziaria.

Abbiamo suggerito già a fine febbraio ai nostri clienti di adottare dei piani per mettere in sicurezza le imprese e li abbiamo assistiti nel predisporli. Fortunatamente le semestrali sono confortanti. È stato determinante muoversi in fretta.

Ci sarà a mio avviso nei prossimi mesi un ritorno ai fondamentali: fiducia e valori. In un momento di crisi, l’imprenditore vorrà potersi fidare dei professionisti con cui collabora. Il nostro Ordine ha un codice deontologico a cui siamo vincolati ma mi riferisco ad una fiducia più “intima”.

La crisi che arriverà in ottobre (o a fine anno se verranno approvati provvedimenti normativi atti a sedare ancora per qualche mese la situazione economica), october surprise credo che sia il termine con cui la si definisce, sarà violenta. A mio avviso un termine di paragone sarà il 2008, ma temo che molti fattori tra di loro connessi, renderanno questa crisi più impattante e strutturale.

 

Come vedi l’interazione tra la figura del commercialista e quella del CFO di un’azienda, magari familiare, quando è presente?

Le imprese crescendo dimensionalmente ed affrontando mercati sempre più dinamici si trovano e si troveranno sempre più a dover poter contare su dati interni aggiornati ed affidabili. Inoltre l’approccio finanziario assumerà sempre più importanza. Lo vediamo anche in questi giorni emergere dal dibattito sulla futura riforma fiscale.

Questo porterà inevitabilmente ad un ruolo sempre più centrale per la figura del CFO che dovrà essere (in molti casi già lo è) un interlocutore importante per noi commercialisti.

Sarà premiato chi saprà lavorare in team per il bene dell’azienda.

Il futuro ci riserva un paio di anni difficili ma molto interessanti.