D: Grazie Katiuscia per averci concesso questa intervista: ci vuoi raccontare un po’ della tua interessante esperienza professionale, per “ispirare” i nostri lettori?

Interessante percorso, senza dubbio, Andrea, e senza presunzione. Chi mi conosce sa che non amo lodarmi, ma dietro questo sviluppo professionale ci sono interessanti spunti per “ispirare” come suggerisci tu.

Un percorso partito forse al contrario, ovvero dall’azienda per poi approdare alla consulenza. Certamente devo molto all’esperienza in due multinazionali prima in Coca-Cola nella logistica, appena laureata al Politecnico di Milano in ingegneria gestionale e poi in Bosch Rexroth, in ambito acquisti internazionali.

Ho iniziato a viaggiare fin da subito, e questo desiderio di spostarsi e lavorare in paesi diversi, imparando a confrontarsi con culture differenti, in una lingua che non è la tua, è qualcosa che mi porta anche oggi a guardare con fascino tutto quello che è “altro” da me. La multinazionale mi ha dato anche un altro ingrediente per il mio successivo passaggio in consulenza che è la capacità di comprendere la complessità delle organizzazioni e l’inerzia al cambiamento.

La consulenza mi ha conquistato, vero, con quella voglia di imparare e crescere rapidamente in un ruolo di project management. Competenze fondamentali, quelle consulenziali, per farsi strada in una giungla estremamente competitiva, imparando a conquistare la fiducia e stima dei clienti:

  • capacità di ascolto;
  • problem solving;
  • creatività nella risoluzione dei problemi;
  • tanta, tanta pianificazione e gestione per priorità.

 

La gestione risorse, poi fondamentale per iniziare a formare il proprio stile di leadership.
L’ho fatto prima in Bravosolution – oggi Jaggaer – e poi dove sono ora in Ayming – precedentemente Lowendalmasai. Sempre nell’ambito delle operation aziendali, il file rouge delle mie hard skills. Ultimo passaggio, interno in Ayming, nel ruolo di Managing Director della filiale italiana.

Tre anni fa ho raccolto la sfida del mio Presidente a Parigi, quasi per gioco potrei dire, ma oggi proprio alla conclusione di un anno estremamente complesso come il 2020 raccolgo con grande soddisfazione direi 3 conquiste.

La prima: la capacità di impostare e gestire un turnaround aziendale tra ridisegno di una organizzazione e ridefinizione del business, sulla base delle risorse a disposizione, la ricerca di nuovi talenti e dei vincoli dell’ecosistema allargato (clienti, fornitori, partner, istituzioni e normative, …).

La seconda: la convinzione di voler lavorare per alimentare business sostenibili, con impatto sociale positivo (da qui per esempio il nostro essere la prima società di consulenza in Italia a diventare Società Benefit).

Da ultimo, e non ultimo, l’aver creato consapevolmente il mio stile di leadership, visionario e partecipativo, basato su elementi quali la relazione, la trasparenza e condivisone, oltre che coerenza decisionale.

 

D: Ci parli un po’ di Ayming, la società di cui sei  Managing Director per l’Italia?

Certo, Ayming realtà di consulenza internazionale, con HQ a Parigi, presente con oltre 1.200 consulenti in 15 paesi tra nord America (USA e Canada), Asia in Giappone e principali capitali europee. Oltre 30 anni di esperienza in consulenza strategica e operativa nel miglioramento delle performance aziendali in 4 aree: Innovation, Tax (focus VAT), Operations e Human resources.

 

In Italia, in particolare, ci focalizziamo sugli strumenti e incentivi in finanza agevolata che possano supportare gli investimenti in innovazione dei nostri clienti. Il team di Inno è composto da ingegneri, profili PHD e laureati in economia con l’obiettivo di avere una composizione di competenze complementari che consentano di comprendere i progetti innovativi dell’impresa, contestualizzandoli nel settore di riferimento e poter identificare gli strumenti di finanza agevolata più adatti al recupero di risorse economiche dirette/indirette con successo, nel rispetto della normativa vigente.

Il target azienda si muove dalla large entreprise, alla piccola-media impresa tipica del panorama italiano, fino a includere il mondo dinamico delle start-up innovative.

 

Nell’ambito della fiscalità, partiamo dal servizio storico di recupero dell’IVA estera per soggetti non residenti, allargandoci poi alla compliance e advisory in ambito IVA. Quindi alla parte più consulenziale di analisi fiscale per identificare possibilità di risparmio, si unisce la parte più operativa di gestione degli adempimenti burocratici e fiscali.

Annoveriamo per esempio grandi brand del fashion e lusso, oramai da anni nell’ambito e-commerce che con la pandemia Covid hanno poi avuto uno sviluppo esponenziale. La presenza di un team multilingua e la nostra presenza internazionale (tra filiali e partner locali consolidati) ci consente di poter rispondere alle esigenze di internazionalizzazione dei nostri clienti, con risposte esaustive e accurate, oltre che tempestive.

Completano i nostri servizi, un’offerta sviluppata di recente nell’ambito del cosiddetto Property Tax.
I continui cambiamenti in materia di tassazione immobiliare generano opportunità di valorizzazione del patrimonio delle imprese.
Investire in questi asset significa potenziare la propria crescita aziendale e, con un’accurata verifica delle possibili leve volte ad alleggerire il carico fiscale, è possibile ottimizzare una spesa trasformandola in un’opportunità di sviluppo.
Due ad oggi le aree sviluppate: ottimizzazione dell’IMU attraverso la ridetermina del valore catastale, e i contributi / incentivi quali Eco-Sisma e Super-bonus su immobili di proprietà, preservando l’impatto ambientale.

 

D: Come vedi il mondo della finanza aziendale in Italia in questo momento: quali sfide dovranno affrontare le nostre imprese nei prossimi anni?

Domanda ampia, ma cerco di rispondere sulla base di quanto Ayming offre oggi come supporto alle imprese. Purtroppo, il Covid ci ha messo a nudo, mostrando le debolezze di una imprenditoria che vuole sicuramente riscattarsi e ripartire.

Gli interventi del governo di breve, orientati alla raccolta di una pseudo-liquidità di breve sono finiti o comunque sono strumenti insufficienti. La nostra imprenditoria ha bisogno di programmi di medio-lungo periodo stabili per poter pianificare la propria crescita basata su investimenti e innovazione. Una strategia pluriennale è tale se supportata da interventi strutturali.

Gli strumenti di finanza agevolata, o meglio io parlerei di “finanza creativa” perché non voglio limitarmi a strumenti quali il credito di imposta su RS&I (ricerca, sviluppo e innovazione) e Industria 4.0, oppure bandi UE, nazionali e regionali, rappresentano un volano per generare risorse economiche aggiuntive, da re-immettere nel circuito degli investimenti aziendali. Un circolo virtuoso favoloso, se alimentato costantemente e correttamente.

La nuova Legge di bilancio 2021 e soprattutto quanto dovrà emergere dalle linee guida del Recovery Plan contengono ingredienti di base potenzialmente vincenti, uno fra tutti la spinta alla digitalizzazione e innovazione, anche in ottica di green tecnology, come anche l’investimento nell’educazione e formazione.

Non dimentichiamoci infatti che per fare innovazione e fare impresa in generale ci servono competenze e talenti. L’impresa e la scuola/università dovranno sempre di più avvicinarsi, dialogando con fluidità per generare i “mestieri” di domani.

Quindi darei in modo sintetico ai nostri imprenditori 3 suggerimenti:

  • Un primo messaggio: pianificate gli investimenti in innovazione su base pluriennale, raccogliendo anche la sfida di questa situazione emergenziale e trasformandola in opportunità di business.
    .
  • A seguire: formate costantemente e in modo mirato le vostre risorse e apritevi a profili che potrebbero sembrarvi fuori dal vostro contesto, elementi visionari e decontestualizzati sono essenziali al cambiamento aziendale.
    .
  • Infine, proiettatevi verso dinamiche di sostenibilità allargata, quindi lavorate alla vostra profittabilità ma con impatto sociale positivo. Perché il muoversi verso elementi di economia circolare nel proprio processo produttivo, piuttosto che lavorare su dinamiche di preservazione dell’ambiente e più in generale di attenzione al proprio ecosistema allargato (tra dipendenti, fornitori e clienti) lavorando su una cultura aziendale e sistemi valoriali forti, di integrità e trasparenza nella gestione della propria azienda, tutto questo non è più un’opzione e una scelta alternativa, farà la differenza, diventerà il principale vantaggio competitivo nel vostro mercato di riferimento.

 

D: Da manager di successo, con una grande esperienza nel mondo delle aziende italiane, che ne pensi del modello  “fractional” portato in Italia da YOURgroup?

 E’ il futuro, non c’è dubbio Andrea.

Lo vedrei da due punti di vista complementari.

Il primo lato azienda. Se pensiamo alle nostre piccole e medie aziende italiane, che rappresentano oltre il 90% della composizione del panorama imprenditoriale. Aziende tipicamente a gestione familiare, alle prese chi prima e chi dopo con un cambio generazionale, in carenza molte volte di competenze verticali forti, oppure comunque non strutturate per affrontare una crescita dimensionale che a volte li sovrasta, in modo positivo certo, ma non pronti a una riorganizzazione di fondo.

Il secondo lato è quello del professionista, del manager che uscito da una grande azienda, per vari motivi, vuole riposizionarsi sul mercato con difficoltà oggettive in quanto profilo decisamente “ingombrante” per pricing, capacità gestionale e competenze di base consolidate e una propensione di fondo al cambiamento.
Visto forse con timore e come colui che possa prendere il sopravvento in realtà aziendali di base meno strutturate, ma non per questo con potenzialità di sviluppo enormi.

Il fractional diventa così un connubio di flessibilità – non è un costo fisso – con una forte competenza da mettere a fattor comune e una visione fresca ed esterna in ottica di un pensiero a volte “out of the blue” tipica del mondo consulenziale. Beh non poco direi, anzi molto, moltissimo.