Paolo Gesess, Dirigente finanziario. Professore @ MIP Politecnico di Milano (imprenditoria). Co-Founder and Managing Partner at United Ventures.

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D: Grazie Paolo per averci concesso questa intervista: ci vuoi raccontare un po’ della tua straordinaria esperienza professionale (che ci ha visto anche incontrarci per un breve periodo in FinTech) per “ispirare” i nostri lettori?

Sono convinto che ognuno di noi possa determinare il proprio destino, e come leggerete in seguito sono convinto si debba saper aspettare e non smettere di credere in quello che si sta facendo, ragionando sempre con prospettiva di lungo periodo.

Quando mi laureai volevo entrare nel mondo del merchant banking, ma i tempi non erano giusti, quindi “deviai” su una formativa esperienza in KPMG audit, che rifarei e consiglierei a tutti, dove ho messo le basi di conoscenza di cosa fosse un’azienda. Trasferito a Roma per lavorare come CEO assistant in una holding finanziaria, ho messo le mani in pasta in diverse operazioni tecnicamente complesse, partecipando a diverse operazioni di fusione ed acquisizione oltre che ad una privatizzazione. Venni poi a conoscenza di un progetto di Venture Capital, e riuscii a partecipare alla fondazione del team di FinTech Spa tornando nella mia città natale, Torino (è stata l’unica volta che essere Torinese mi ha dato un vantaggio su altri candidati…).

Lì, nel 1998, ho iniziato a fare Venture Capital, con la positiva esperienza di aver generato e gestito l’investimento in Terasystem. Grazie allo spirito dei tempi due anni dopo ho fatto la mia e la tua fortuna, lasciandoti il posto e lanciando, con il supporto di Gruppo Banca Sella, il fondo Jupiter Ventures, che alla sua conclusione nel 2009 è risultato il miglior fondo italiano di Venture Capital con un rendimento superiore al 20% netto annuo. Da lì l’idea di costruire un team più forte, e dopo un paio di anni di tentativi in un ambiente non proprio favorevole (difficilissimo trovare investitori e compagni di avventure), insieme a Massimiliano, il mio socio ormai da dieci anni, ho fondato United Ventures.

 

D: United Ventures è un’esperienza di grande successo: ce ne vuoi parlare un po’? 

United Ventures nasce come progetto nel 2011 e lancia ufficialmente il primo fondo a gennaio 2013, per supportare imprenditori di talento nello sviluppo di aziende tecnologiche in grado di innovare radicalmente settori ad alto potenziale di crescita. In questi anni abbiamo investito in oltre venticinque startup, sostenendo il loro processo di innovazione e di espansione internazionale, e attualmente il nostro portafoglio comprende diciassette aziende tra Italia, Regno Unito, Svizzera, Israele e Stati Uniti. Alcune sono realtà internazionali di successo: ad esempio Moneyfarm e Musixmatch, in cui abbiamo investito con il nostro primo fondo UV1. In totale abbiamo in gestione 190 milioni di euro su due fondi early-stage (il secondo raccolto nel 2017-2018) e a luglio del 2020 abbiamo iniziato il fundraising di UV T-Growth, che sarà il primo fondo italiano di Venture Capital focalizzato su investimenti growth. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo costruito in questi anni con il nostro team e insieme agli imprenditori delle nostre partecipate – che anche in un anno terribile come quello appena concluso hanno dimostrato una grande forza e la capacità di reagire alle difficoltà, navigando la crisi con innovazione e creatività.

 

D: Quali sono secondo te, da grande esperto, le prospettive del mondo delle start up e del Venture Capital nel nostro Paese?  

Rispetto a quando abbiamo iniziato l’avventura di United Ventures, oggi la situazione in Italia è molto diversa: negli anni abbiamo assistito a un interesse sempre maggiore degli investitori istituzionali nei confronti del Venture Capital come asset class e a un generale rafforzamento dell’ecosistema delle startup e dell’innovazione. E se la pandemia da un lato ha comportato un rallentamento di questo trend di crescita esponenziale, dall’altro ha mostrato a tutti come non sia possibile prescindere dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione in tutti gli ambiti della nostra vita, sia personale che professionale. Siamo per natura e per mestiere ottimisti, quindi ci auguriamo che nei prossimi mesi assisteremo a una ripresa dell’economia e dei mercati. Sicuramente la tecnologia avrà un ruolo fondamentale nel ridisegnare la società del futuro, le nostre città, il modo in cui ci muoviamo, lavoriamo, ci relazioniamo. Le sfide sono molteplici, così come i settori ancora largamente analogici che ci proponiamo di digitalizzare, individuando modelli di business sostenibili che possano sia remunerare il capitale di rischio sia apportare un beneficio il più esteso possibile alle comunità in cui operano.

 

D: Caro Paolo, ho raccontato spesso che fondai yourCFO, dopo l’esperienza di Terasystem di cui tu fosti l’investment manager e dove io andai poi a fare il CFO. Cosa ne pensi del modello del fractional executive promosso in questi anni da YOURgroup?

Penso che sia una grande opportunità sia per le giovani (e non solo) aziende che per i professionisti.

Alla fine il nostro mestiere è aiutare aziende piccole, micro, a diventare grandi, ed il passaggio obbligato e fondamentale riguarda l’assunzione bilanciata di persone e manager che possano aiutare i fondatori a sviluppare la struttura. Se da un lato è importante trovare persone creative e visionarie, dall’altro è importante affiancarle con esperienza e competenza in aree vitali di un’azienda, con CFO, HR, Biz Dev, Sales…. e crescere insieme senza appesantire troppo la fragile struttura della start up nei suoi primi anni di vita.