Andrea Rotti

Amministratore Delegato Ersel Spa

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D: Hai avuto una vita professionale con vari incarichi qualificati, in campi anche diversi. Quali competenze ti hanno permesso di raggiungere questi traguardi?

Il mio percorso professionale, che mi vede pienamente impegnato in Ersel, dove sono approdato oltre vent’anni fa dopo le esperienze nella consulenza direzionale e nel venture capital, ritengo sia cominciato già all’università: vengo da ingegneria gestionale, al tempo una specializzazione appena nata a Torino. È stato un percorso formativo importante che mi ha dato sia una visione d’insieme della complessità aziendale sia alcune conoscenze professionali che tutt’ora utilizzo.

A livello di soft skill, sono persona curiosa che ha sempre cercato stimoli arricchenti in ogni incarico ricoperto. Il mio approccio è quello di chi ama la collaborazione e lavoro in team per valorizzare capacità e visioni di ciascuno. Mi piace infatti pensare che il valore di una squadra possa essere maggiore della somma del valore degli individui che la compongono. Nell’evoluzione della vita professionale è importante imparare a gestire le responsabilità individuali che progressivamente si assumono mantenendo, allo stesso tempo, la capacità d’interagire costruttivamente con personalità differenti.

Da ultimo, bisogna essere consapevoli che ogni decisione, per non essere vana, deve essere presa entro un tempo massimo: inutile insomma ricercare l’ottimo; più proficuo un ragionato compromesso. Un approccio, in fin dei conti, tipico dell’ingegnere.

D: Il Covid ha dimostrato quanto è importante avere resilienza, anche dal punto di vista finanziario, in caso di emergenza. Nella tua esperienza quali sono le caratteristiche vincenti dell’industria del risparmio gestito nell’aiutare i clienti a conseguire questa importante capacità?

Innanzitutto, merita dire che alcuni intermediari finanziari, in epoca di Covid, hanno mostrato essi stessa un’ottima resilienza operativa, riuscendo a mantenere alti standard di servizio e una costante capacità di essere vicino ai clienti e sviluppare nuove relazioni in modalità completamente digitale.

Come operatori dell’industria finanziaria siamo storicamente abituati a processi digitali e basati su interazioni a distanza, sufficientemente rodati e standardizzati da non essere più di tanto compromessi dalla pandemia, come invece avvenuto in altri settori industriali che hanno patito veri e propri fenomeni di alterazione dei loro processi industriali.

È però nello svolgere il nostro mestiere di banca per la clientela privata, fatto prevalentemente di rapporti fiduciari personali, che siamo stati indotti ad usare al meglio la tecnologia per mantenere una capacità di dialogo e di consulenza, che si è dimostrata fondamentale nell’aiutare a comprendere le dinamiche dei mercati finanziari e nell’utilizzare al meglio le tante opportunità e soluzioni di investimento.

Potremo dire che aiutiamo i nostri clienti a costruire resilienza finanziaria non solo attraverso la ricchezza dell’offerta di soluzioni che proponiamo ma anche attraverso la costanza della consulenza e del contatto che alimentiamo e stimoliamo.

D: Ersel è un progetto made in Italy con una storia importante alle spalle. Come si evolverà il suo modello?

La fusione di Ersel Sim e Banca Albertini è un passo significativo di un progetto integralmente “Made in Italy” di costituzione di un vero campione nostrano di wealth management. Dal primo gennaio 2022 daremo vita a una banca privata che si chiamerà semplicemente Ersel e sarà la principale boutique indipendente dedicata al wealth management sul mercato italiano.

Abbiamo dalla nostra una lunga storia e tradizione imprenditoriale – Ersel è stata fondata nel 1936, Albertini nel 1950 – cui si affianca un team manageriale in crescita che ha contribuito a costruire un’offerta di wealth management ampia, dedicata alle famiglie imprenditoriali italiane.
Abbiamo tutto ciò che serve per indirizzare la complessità di gestione di un patrimonio familiare: dai temi di efficientamento nella detenzione amministrativa del patrimonio, al passaggio generazionale, alla gestione finanziaria vera e propria dello stesso, passando per l’asset management e i fondi specialistici che gestiamo. Questo ci rende una realtà particolarmente articolata e completa.

Il mercato del private banking è fatto da grandi banche universali, da reti di promozione e da player specializzati, pochi, tra cui ci posizioniamo noi, insieme ad alcuni player esteri. Nel panorama competitivo, riteniamo di avere un posizionamento distintivo – italiano e indipendente – con un’offerta di servizio completa e una dimensione che ci permette di guardare alle sfide di settore con consapevolezza. La cultura della flessibilità e della vicinanza al cliente ci rendono poi un ottimo interprete delle migliori tradizioni del “Made in Italy”.

D: A tuo avviso quali sono le prossime sfide per il settore finanziario (penso al supporto finanziario alle Pmi, investimenti in startup etc..)?

Una prima sfida, nei prossimi anni, sarà quella di convivere con un contesto di tassi di interesse bassi e che potenzialmente rimarranno contenuti che, per chi fa il mestiere di gestione di patrimoni, non è una condizione favorevole.

È quindi ragionevole che una parte dei capitali disponibili vada maggiormente orientate agli investimenti in economia reale e anche questa, di per sé, è una seconda sfida. Se ne parla molto ma siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi; ciò detto la cultura dell’investimento, anche nei mercati privati, rispetto a quella della rendita sta maturando e le soluzioni d’investimento si stanno diffondendo.

La finanza nei prossimi anni, e la nostra attività con essa, dovrà supportare la crescita e gli investimenti reali, un grande volano per l’economia e le imprese. Non dimentichiamo inoltre che viviamo in una contingenza storica in cui gli investimenti privati – anche supportati dalle risorse pubbliche europee dei Piani di Ripresa e Resilienza – possono favorire importanti transizioni quali quella digitale ed ecologica che potranno ammodernare le nostre economie.
La sfida per il gestore di patrimoni resta, in fondo, la stessa di sempre: aiutare i clienti a fare scelte di portafoglio consapevoli nel costruire un’allocazione ragionata e di lungo periodo del patrimonio che ne conservi il valore reale nel tempo. Affiancare il cliente e fare “education” è quindi un aspetto essenziale del nostro lavoro, tanto più come boutique specializzata.


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