Roberto Santori  

Founder & CEO @Challenge Network SpA

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D: Hai avuto una vita professionale ricchissima, con incarichi di grande prestigio sino a fondare la tua realtà. Ci puoi raccontare 3 momenti chiave del tuo percorso?

Sono un ingegnere. Ho l’innata attitudine a pensare e vedere le cose in funzione e al servizio di altro, con processo analitico per la risoluzione dei problemi.

Il primo passaggio chiave mi vede, appena laureato, andare negli States per un master e lì ho scoperto il mondo della formazione, un mondo che in Italia ancora non era così ‘appeal’. Nel 1993 ero andato nello Utah, avevo conosciuto gli scritti di Stephen Covey, mi invitò ai suoi seminari di formazione. Allora il tema formazione in Italia era un concetto solo per le grandi multinazionali che operavano da noi. Tornai dagli Usa con un carico di libri e audio cassette. Allora Internet era ancora agli albori.

Il mio secondo passo sono gli anni 2000 quando fondo Challenge Network, in piena new economy: il modello è replicabile e quindi faccio corsi a numerosi formatori. Ho sempre avuto l’idea di avere innovazione coinvolgente innovativa, i partecipanti devono essere protagonisti.

Il terzo momento topico della mia vita, come penso molti, è stata la pandemia. Un evento del genere non si registrava nel mondo da secoli.

I primi mesi di pandemia sono stati uno shock; poi ci siamo trasformati da formazione tradizionale a online. Partendo dall’online c’è stata una rivalutazione dell’intero sistema aziendale sia interno che esterno.

La rivoluzione portata dallo smartworking è stata importante, già prima del Covid avevamo un approccio delocalizzato, ma dopo il Covid, questo fenomeno è divenuto diffuso e riconosciuto da ogni azienda, un aspetto benefico per chi, come noi, già aveva cominciato ad abbracciare questo metodo.

Ho capito quanto sia importante sapersi relazionare in modo efficace per costruire le aziende dall’interno. Il capitale umano è il DNA dell’azienda. È il cemento armato che regge tutto. Un imprenditore può avere una sede avveniristica ma se non ha una squadra organizzata e coesa prima o poi il suo sogno si “sgretola”. Il covid ha imposto a molti manager e imprenditori una valutazione della loro azienda.

Il nostro lavoro è quello di essere aggregatore di metodologie di essere, lavoriamo su fondi di formazione, svolgiamo analisi al cliente. Ogni progetto è creato su misura: abbiamo una serie di soluzioni modulari che possono essere integrate secondo le necessità del cliente. Durante il covid molte Pmi hanno compreso che la formazione non era più un nice to have ma un must to have.

C’è poi da considerare che il mondo digitale rappresenta una doppia opportunità sia per la formazione che i fondi in arrivo grazie al Pnrr.

Sul tema digitale da qualche anno ho una rubrica su Linkedin per raccontare il made in Italy. Dietro ogni Brand, che ha fatto grande l’Italia nel mondo, ci sono  persone  straordinarie, motivate che condividono gli  stessi valori.

D: La formazione manageriale è un percorso auspicabile per molti manager di grandi aziende e Pmi italiane che vogliono crescere in modo strutturato. Come percepisci le prossime evoluzioni di questo fenomeno?

Sono un ottimista. Guardo al futuro con fiducia. Sarà il mondo in cui lavoreranno i miei figli. Credo che la Digital Trasformation debba essere completata  e realizzata in ogni settore. Durante la Pandemia hanno lavorato e sono cresciute solo le aziende che già avevano avviato questo processo. Non bisogna resistere al cambiamento ma guidarlo perché abbia sempre l’Uomo al centro. Il pessimismo è un freno a mano tirato. Gli imprenditori sono gente coraggiosa che spinge sempre sull’acceleratore. L’economia di un Paese deve sempre cercare di andare “a mille” per creare posti di lavoro, assicurare servizi e benessere.

Roberto Santori intervistato da YOURgroup

Essere ottimista mi aiuta ad osservare il mondo manageriale in chiave positiva. Io spero, anzi ne sono certo, che i manager sempre più si metteranno in gioco In questo periodo è fondamentale, ora che c’è la spinta dal basso di tutti a voler cambiare.

Oggi la gestione delle persone può trarre grande vantaggio dallo smart working. Ovviamente la deumanizzazione di molti uffici implica un nuovo paradigma nella gestione di obbiettivi, missioni e personale. Dove prima il middle management aveva una visione totale in persona, oggi ci si deve evolvere verso un approccio a obbiettivi, dove la fiducia diviene ancora più rilevante. Di qui la necessità di molte aziende di introdurre piani di formazione continua per il proprio management, specialmente le figure dai 50 anni in su.

D: Challenge Network è una realtà sempre più importate e conosciuta nell’ambito di formazione. Come vedi lo sviluppo nei prossimi anni del tuo gruppo?

Quando più di 20 anni fa ho scelto il nome della mia azienda ho pensato due parole: Challenge e Network. Mi è sempre stato chiaro che le sfide (challenges) non si vincono da sole. Ci vuole un team, una Rete di persone. Un po’ come sulla barca a vela. All’orizzonte vedo un Gruppo che cresce, che punta all’internazionalizzazione e a nuovi mercati. Oltre agli Emirati Arabi e alla Spagna, dove già lavoriamo con grande successo, Challenge Network guarda a Bruxelles. È il cuore dell’Europa.

La Formazione finanziata è un nostro “cavallo di battaglia”.

I Fondi europei sono essenziali per le aziende. Sono strumenti indispensabili per finanziare Star Up innovative e per rendere competitive le aziende che già esistono ma vogliono crescere e restare competitive. Spesso i fondi ci sono ma mancano Aziende capaci di accedere ai finanziamenti. Challenge Network ha invece un settore dedicato alle Aziende che vogliono presentare domande e progetti finanziabili dalla UE.
C’è anche da considerare che il mondo della formazione, nell’ultimo decennio, è diventato appetibile per venture capital. Si spiega in modo semplice il perché: ormai i budget per la formazione aziendale han raggiunto dimensioni qualitative e quantitative interessanti. La disponibilità di queste risorse, una volta dispiegate in realtà di formazione come la nostra, portano la finanza a cercare di creare aggregazioni da cui estrarre valore.

Se osserviamo ci sono recenti progetti che sono nati in questa ottica: Nextalia ha già comprato IntesaSanPaolo formazione, ALTAFORMAZIONE e Treccani Academy. CVC ha comprato Multiversity che ha acquisito Pegaso, Universitas Mercatorum ed in partnership con Sole 24 ore Formazione

Ovviamente il covid ha spinto e affermato le potenzialità della formazione digitale che ha opportunità di scalabilità prima impensabili.

D: Il mondo della managerialità frazionale è un fenomeno in forte crescita. A tuo parere come questo modello può essere di supporto alle aziende che voi affiancate nel percorso di crescita? 

La managerialità frazionata è un modello “smart”  che utilizziamo spesso sia per il nostro team che per i Clienti. Team di professionisti che affiancano per aiutare le aziende a crescere, per offrire il supporto necessario a compiere passi importanti, è una formula vincente che si basa sulla condivisione di Know How, molto utilizzata anche all’estero. Anche noi di Challenge Network siamo stati affiancati in questi anni per entrare nel Programma Elite di Borsa Italiana. Un percorso avvincente che ci ha reso più forti e consapevoli!

Il metodo fractional è una soluzione vincente. Oggi noi ci avvaliamo di 3 figure che sono HR, Marketing e Comunicazione. Sono 3 top manager usciti dalla azienda che si son messi a fare consulenza, a cui ho dato incarico di seguirmi. Mi han dato la spinta da 4,5 a 9 milioni. L’aver avuto la possibilità di confrontarmi con loro, persone di esperienza ma provenienti dal mondo esterno alla mia sfera e industria, mi ha permesso di vedere uno scenario differente. In questo senso la possibilità di averli in modalità frazionale è stato ottimo. Avere manager frazionali che possono infondere nuove visioni ed energie, pagandoli specificamente per un periodo definito, è ottimo per tutte le pmi che hanno necessità, ora più che mani, di avere elevate competenze con costi contenuti.