Matteo Bruno Lunelli – CEO Gruppo Lunelli, President e CEO Ferrari Trento

Matteo Bruno Lunelli

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D: Hai avuto una vita professionale ricchissima e varia, con tante esperienze, dalla grande banca internazionale, all’attività confindustriale, alla guida dell’azienda familiare, importante e prestigiosa, fino alla presidenza della Fondazione Altagamma. Che cosa ti ha guidato e ispirato in tutto questo percorso?

Mi ha guidato la passione. Ho sempre avuto la fortuna di fare cose che mi affascinavano e che mi piacevano. Mi ha sempre accompagnato una grande voglia di mettermi alla prova, di raccogliere nuove sfide e di dare il meglio. Entrato nella azienda di famiglia ho voluto continuare la nostra tradizione mantenendo il forte legame con il territorio.

Sono un convinto sostenitore del Made in Italy: il bello e il buono dell’Italia.

Ricordo una frase che ho letto in passato e che ben riassume il mio pensiero: “Fare ciò che ami è libertà, amare ciò che fai è felicità.”

 

D: Covid, smartworking e domanda. Come questi eventi hanno, a tuo parere influenzato o pensi influenzeranno il tuo settore, importantissimo per il Paese?

Il Covid ha avuto un impatto negativo sul mondo del vino e della ristorazione ma è temporaneo. La mancanza di convivialità non è destinata a rimanere: passata la pandemia vorremo uscire anche più di prima. Nel Regno Unito le riaperture dimostrano che la gente si sta già muovendo per rivedersi e ritrovarsi.

Ha comunque portato cambiamenti profondi che hanno avuto e avranno effetti rilevanti. Ad esempio, lo smart working, lo ritengo, da imprenditore, uno strumento utile e di flessibilità che continueremo a utilizzare ma non può essere la normalità. È bene ricordare che lo stare insieme è un valore, in particolare penso a un nuovo collaboratore che entra in azienda, è importante che stia insieme agli altri per fare team.

Il Covid ha accelerato il processo verso il cambiamento e alcuni di questi progressi sono destinati a rimanere. Per esempio, la crescita dell’importanza del digitale e dell’e-commerce (nell’alto di gamma era pari al 13% prima del Covid, nel 2020 ha toccato il 20% e nel 2035 sarà oltre il 30%). Un altro elemento di cambiamento è la maggiore attenzione alla sostenibilità. Tutti noi, dopo la pandemia, abbiamo più chiaro ciò che è importante nella vita.

Quindi c’è ancora di più impegno da parte dei nostri clienti alla sostenibilità. Ormai ai prodotti di alta gamma non si chiede solo una qualità intrinseca ma anche che l’azienda sia eccellente a 360 gradi verso tutti i suoi stakeholder.

 

D: Come percepisci il ruolo dell’innovazione nel mondo aziendale dell’eccellenza italiana?

L’innovazione è fondamentale per il futuro dell’alto di gamma italiano. Tutti i nostri prodotti d’eccellenza devono mantenere la tradizione ma la sfida sarà la contemporaneità. Occorrerà dialogare con il consumatore di oggi, sempre più giovane e di origine asiatica, e per interagire con loro bisogna utilizzare strumenti nuovi, come i social media e il digital, ambito su cui stiamo investendo sempre di più come azienda. In tal senso si muove anche il piano di resistenza e resilienza nazionale, che sosterrà le imprese su questo fronte.

 

D: L’eccellenza italiana che rappresenti quali sfide dovrà affrontare nei prossimi anni? Quali competenze manageriali (Finanziare, HR, Digital etc..) ritieni che le aziende dovrebbero aggiungere o potenziare per essere più efficaci e competitive?

Sicuramente il digitale giocherà un ruolo sempre più importante, anche in aziende come la nostra, che si fonda sul valore della tradizione. La sfida nel digitale implica la capacità di attrarre talenti con competenze in questo settore, in particolare nei social media e nel CRM – Customer Relationship Management.

Nel mondo digitale, segmento b2b, stiamo anche abbracciando l’agricoltura di precisione, con utilizzo di tecnologia in campagna; ad esempio, lavoriamo su un progetto con i droni, che permettono di dosare la concimazione nel vigneto. Inoltre, collaboriamo con una startup in Trentino per la gestione delle risorse idriche. Combinando questi big data con l’esperienza dei nostri agronomi possiamo avere un vigneto con un’irrigazione più efficiente. C’è poi il tema della valutazione dell’uva tramite immagini e analisi della gradazione mediante telecamere. In questo modo si valuta meglio l’uva, completando l’esperienza dei nostri agronomi ed enologi. Il nostro è un mestiere tradizionale ma, grazie alla tecnologia, ci stiamo innovando e per questo utilizzare la creatività è fondamentale. Rimane sempre però l’importanza del saper fare manuale. Purtroppo, in Italia, manca questa vocazione tra i giovani e occorre investire maggiormente in questo ambito. Quando parliamo di prodotti di alta gamma il cliente si aspetta quella qualità che solo validi e sapienti artigiani sanno fare. L’eccellenza del Made in Italy si basa in larga parte su queste abilità.

È importante quindi investire, migliorare la formazione tecnica nelle scuole e puntare sui talenti per garantire al settore di alto di gamma un futuro in continua crescita.

 

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