Isabella Fumagalli – CEO BNP Paribas Cardif

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D: Grazie Isabella per averci concesso questa intervista: ci vuoi raccontare un po’ della tua esperienza professionale di grande successo, per “ispirare” i nostri lettori?

Sono entrata in BNP Paribas Cardif nel 1999 come Direttore Commerciale, dopo un anno come consulente e sei anni in JP Morgan nelle fusioni e acquisizioni (a Londra) e nell’asset management (a Milano), e nel 2002 sono diventata Amministratore Delegato di Cardif Assicurazioni. Ero molto giovane, avevo 34 anni. Il Gruppo BNP Paribas si è fidato di me, scegliendo il mio lato imprenditoriale, indipendentemente dal genere, in un periodo in cui le quote rosa nel mondo assicurativo non esistevano. In tutti questi anni alla guida della Compagnia ho applicato, anche inconsapevolmente, la mia leadership al femminile nativamente inclusiva che si è dimostrata un punto di forza, soprattutto nelle decisioni importanti. Oggi mi annoverano tra i role model ma per me non esiste il role model in assoluto, esiste una persona che si è fatta vent’anni di esperienza in un’azienda, ha vissuto il cambiamento e si mette a disposizione perché tutti se ne approprino e possano impattare con il loro personale contributo. La vera differenza che posso fare come CEO è espormi anche come persona, sia nei confronti del mercato sia verso i collaboratori, su temi importanti per me e per il Gruppo, integrando nella nostra offerta valori universali come la salute, l’uguaglianza di genere, l’inclusione e l’innovazione a impatto sociale positivo.

D: Il mondo finanziario e assicurativo è in grande movimento, soprattutto in questo momento: come ne vedi gli sviluppi da profonda conoscitrice del settore?

È chiaro che ci troviamo di fronte a un cambiamento irreversibile. L’enorme liquidità accumulata per ragioni prudenziali, se responsabilmente indirizzata su infrastrutture, green economy e trasformazione digitale, può davvero cambiare il nostro futuro. Inoltre, la crisi pandemica non solo ha favorito una spinta all’innovazione e alla digitalizzazione senza precedenti ma, soprattutto, ha creato una maggiore consapevolezza della necessità di proteggersi rispetto a nuovi e sempre più imprevedibili rischi. Le assicurazioni hanno saputo dimostrare prossimità alle persone nel momento del bisogno, adattandosi rapidamente con azioni concrete che ne hanno riconfermato il ruolo sociale. Ora, però, dobbiamo essere capaci di continuare questo percorso intercettando le nuove esigenze dei clienti anche dopo la pandemia, nella nuova normalità. Per farlo serve innanzitutto un dialogo continuativo, da qui la scelta per noi di  essere una conversational insurance, che accompagni i clienti verso soluzioni sempre più accessibili e sostenibili. Bisognerà altresì funzionare come ecosistemi incorporando tutte le componenti della catena del valore attraverso piattaforme in cui tutti gli attori, anche di diversi settori merceologici, contribuiscano ad una risposta integrata ai bisogni crescenti. Penso ad esempio al mondo della salute dove medici, assicuratori, tech company dell’health, farmacisti già fanno sistema attraverso nuovi tipi di relazione.  Una sfida importante che il mondo assicurativo, ma non solo, può e deve affrontare per dare impulso alla ripresa economica e sociale del paese attraverso la contaminazione.

D: Da sempre sei attiva su temi della managerialità femminile e dell’inclusione: che prospettive vedi per questa battaglia di civiltà nel nostro Paese?

Oggi ci troviamo in una nuova fase della uguaglianza di genere, e più in generale dell’inclusione, in cui serve meno dibattere e più agire. Credo che molto sia stato fatto ma c’è ancora tanta strada da percorrere, soprattutto nel settore finanziario ancora poco rappresentato dai talenti femminili. Per andare oltre alle parole, come capi impresa dobbiamo impegnarci nella costruzione di un contesto favorevole, che significa fare sistema tra imprese diverse mettendo a fattor comune le esperienze e gli strumenti, come la formazione o la mentorship, individuare percorsi di crescita professionale e offrire opportunità concrete in cui le donne possano mettere a frutto le proprie competenze. Ma dobbiamo anche incoraggiarle ad avere maggiore fiducia in se stesse favorendo un sistema circolare di scambio che includa anche gli uomini, affinché la diversity diventi un valore sociale ed economico per tutti, a sostegno della crescita del paese. Strumenti come la certificazione della parità di genere, che BNP Paribas Cardif ha ottenuto nel 2020, sono le leve del cambiamento strutturale

D: AICEO – Associazione Italiana CEO, di cui YOURgroup è partner, è la bellissima iniziativa che ci ha fatto conoscere.  Ce ne parleresti un po’ per promuoverla tra le CEO e i CEO che ci leggono?

Sono sempre molto felice quando posso parlare di AICEO cui sono stata associata per anni e, più recentemente, chiamata a dare un contributo anche come consigliere. AICEO persegue un obiettivo molto chiaro che è quello di promuovere lo scambio di esperienze tra i CEO associati per generare valore collettivo. Valore che si estrinseca in una collaborazione tra pubblico e privato in cui le imprese attraverso i propri vertici possono contribuire con contenuti e massa critica attorno alle tematiche cruciali per la crescita del paese. Lavorare sui tavoli del programma di AICEO, che riguardano Lavoro e Formazione, Inclusione e Meritocrazia, Sostenibilità ambientale, Innovazione, Salute e Turismo, è l’occasione per i CEO, da un lato, per esprimere la propria raccomandazione di funzionamento al governo, anche attraverso l’incontro con le istituzioni, dall’altro, per applicarla alle loro imprese facendo accadere nella pratica quello che viene raccomandato. E’ in questa collaborazione, che dà voce privata al disegno del governo e federa i capi impresa attorno a concetti rilevanti per la crescita del paese, che si realizzano il cambiamento e l’impatto positivo. La mia responsabilità all’interno di AICEO è quella di costruire partnership con altre strutture e associazioni che rafforzino questo modello.