Federico Frattini
Dean POLIMI Graduate School of Management
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D: Hai avuto una vita professionale ricchissima, con incarichi accademici di grande prestigio, fino al più recente di Dean di POLIMI Graduate School of Management. Quali qualità ti hanno permesso di raggiungere questi importanti traguardi?
Due cose. Ho sempre avuto una visione temporale duale, oserei dire circolare. Cerco di ragionare sul lungo e sul breve periodo allo stesso tempo, combinando micro e macro. Tutto l’occidente è imbevuto di una visione lineare del tempo. Un approccio fortemente legato al breve termine. Pianificare solo nel breve termine è una scelta sfidante. Trovo importante agire sempre basandosi sul lungo periodo. Il secondo tratto che mi contraddistingue è l’essere ossessionato dalla perfezione: sin dai primi articoli che scrivevo, in generale, sono sempre stato ossessionato dalla perfezione. È “quell’ultimo miglio” che devo sempre fare per avere uno scenario, un progetto o anche un semplice articolo che s’incastri perfettamente con il resto del sistema dove opero
D: Il mondo della formazione manageriale è in grande crescita. Come pensi evolverà nei prossimi anni nel nostro Paese?
Sicuramente è uno dei settori della formazione che ha tassi di crescita più alti, anche nel nostro paese. Qui in Italia sono molte le scuole, anche internazionali, che vogliono stabilire i loro campus o avviare le loro attività: c’è molta domanda in Italia per corsi e formazione permanente. Anche a livello globale possiamo osservare un afflusso di capitali privati che investono in scuole e realtà che fanno formazione. Se osserviamo lo scenario digitale notiamo che la formazione on-line si sta evolvendo rapidamente, con offerte e moduli di aggiornamento che sono di grande interesse per le aziende e per gli individui. Focalizzandoci sull’Italia notiamo come il Covid abbia fatto comprendere che la qualità e la quantità di formazione digitale è una risorsa di grande valore.
Noi con il Flex Executive MBA siamo tra i primi al mondo ad offrire programmi digitali di qualità nel management.. Oggi si cerca la omnicanalità: si segue il corso da casa propria, in seguito si vuole il contatto con la faculty, con i colleghi di corso e con gli speaker aziendali. Questa nuova modalità di fruizione è il futuro della formazione. Il secondo aspetto della formazione è il cambiamento del concetto di fruizione. Non esiste più lo scenario stop ‘n’ go: mi formo, faccio un master e poi solo mondo lavorativo. Oggi la formazione è un percorso percepito come fluido sia dai manager che dalle aziende.
Questo percorso di evoluzione impone nuovi paradigmi anche per le realtà di formazione come la nostra, che trovano l’opportunità di continuare a creare percorsi formativi distribuiti nel tempo. In questo senso si orienta anche la nostra piattaforma FLEXA, creata con Microsoft, e personalizzata sulla domanda di ogni singolo utente. È una soluzione con algoritmi che permettono di integrare le necessità dei nostri utenti in modo seamless.
D: La discontinuità è un aspetto costante del contesto economico ed aziendale. A tuo avviso come il mondo accademico, a volte ritenuto ancora distante, può supportare l’evoluzione delle aziende italiane?
Il mondo accademico oggi non si sta dimostrando abbastanza preparato, agile e flessibile per anticipare o rispondere alla discontinuità.
Uno dei fenomeni di discontinuità che osservo, con maggior frequenza, è la capacità delle aziende di interagire con il digitale e tutte conseguenti opportunità e rischi. In ambito accademico il primo tema di discontinuità nasce dal fatto che alla guida delle università, raramente, c’è una figura manageriale di spicco. Vi sono ragioni storiche e culturali in questo. Oggi ci sono realtà accademiche che avrebbero necessità di una figura manageriale a dirigerle. Il mondo accademico è poco preparato alla discontinuità perché in molti casi la linea manageriale non è del tutto autonoma dal corpo dei professori.
Il secondo tema su cui si devono concentrare le università è la capacità nel fare ricerca insieme alle aziende. Oggi siamo in un sistema che valuta i professori nella loro produzione di conoscenza con logiche quantitative che portano spesso i ricercatori a fare ricerca su temi micro incrementali. Un professore spesso non trova lo spazio, il tempo, la lateralità di pensare a sviluppare modelli e conoscenze d’impatto.
D: Il mondo della managerialità frazionale è un fenomeno in forte crescita. E’ peraltro un modello che richiede a chi opera in questo ruolo una costante formazione per tenersi al passo con i modelli di gestione aziendali più recenti. Quali penso possano essere gli sviluppi nel nostro Paese?
Il concetto di fractional manager è destinato a prendere più piede ed avere una dimensione maggiore. Le organizzazioni non sono più il risultato di un contratto che le lega ai loro dipendenti. Sono sistemi sociali espressivi. Il ruolo di un capo, in un’azienda, passa da una crescita della sua leadership istituzionale. L’integrazione di competenze in azienda passa, anche, dalla modularità delle figure e dalla loro capacità di realizzare uno specifico progetto. Non ho nessun problema a chiedere di avere un CFO ad esempio per uno specifico progetto. Non m’interessa la sua integrazione strutturale, ma la sua realizzazione; questo approccio operativo ci riporta alle logiche delle formazione continua. Anche in ambito fractional la sfida per il mondo accademico è la capacità di offrire un percorso di formazione continua per mantenere un elevato standard di professionalità.
Quando il fenomeno dei fractional executive prenderà piede servirà un’infrastruttura che permetta di condividere i dati del lavoro. I progetti saranno soggetti ad assesment continuo, e questo permetterà di integrare anche ulteriore formazione.
Un Fractional Executive può fare la differenza per una PMI.
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