D: Grazie Angelo per averci concesso questa intervista: ci vuoi raccontare un po’ della tua straordinaria esperienza professionale per “ispirare” i nostri lettori??

Andrea, ti ringrazio per l’enfasi della domanda ma ci sono esperienze professionali molto più straordinarie della mia che è una carriera che potremmo definire meglio come “diversificata”. Perché io sono un ibrido, prima con un ruolo istituzionale/manageriale nella PA, poi con esperienze di rilievo in banche ed SGR di primari gruppi nazionali e internazionali, infine board member di CdA e Presidente di CONFASSOCIAZIONI, ANCP (Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali) e ANPIB (Associazioni Nazionale Private & Investment Bankers). Credo che, pur nei percorsi variegati e nelle crisi delle vite professionali di ognuno di noi, la mia caratteristica sia proprio la diversificazione: senza alcun giudizio di merito, c’è chi investe in una singola carriera verticale, e chi diversifica frequentando network associativi e manageriali oppure scrivendo libri. Probabilmente i primi guadagneranno di più se va tutto bene, ma i secondi saranno più resilienti rispetto a crisi e cambiamenti. E’ come in finanza: c’è chi è più verticale e conservativo ma sottoposto a rischi sistemici come una crisi finanziaria, e chi è più orizzontale e strategicamente sottoposto ai più frequenti rischi tattici perché esposto alla diversificazione che è un grande vantaggio, ma offre anche una maggiore probabilità di impatti negativi. Ognuno, in base al proprio DNA professionale, è ibero di fare la sua scelta.

 

D: Confassociazioni si sta ritagliando un ruolo sempre più importante e autorevole nel panorama del nostro Paese. Quali sono gli obiettivi e i programmi per i prossimi anni? 

Nel DNA di una grande rete professionale e imprenditoriale come CONFASSOCIAZIONI, tutti noi crediamo che ci sia il gene fondante del suo successo, cioè, la capacità di saper coniugare il valore della tradizione con la spinta verso l’innovazione. E’ per questo che, pur nella continuità degli obiettivi strategici (visione di lungo periodo, collaborazione competitiva e crescita costante), abbiamo recentemente inserito nuove importanti professionalità manageriali che fossero in grado di sostenere in termini di competenze e relazioni i numeri complessivi che CONFASSOCIAZIONI ha raggiunto: 1 milione e 215mila iscritti, 685 associazioni di professionisti e imprese, più di 210 mila imprese con 5,1 dipendenti medi. Persone di grande rilievo al servizio di una grande rete che fa rappresentanza e business community come la nostra. Una rete di comando diffusa che avrà come obiettivi primari, nei prossimi anni, quello di continuare ad espandersi in termini qualitativi e quantitativi e quello di continuare ad investire da veri e propri azionisti la propria professionalità nel Paese. D’altra parte Andrea, tu lo sai bene perché noi siamo felici di averti come Vice Presidente di CONFASSOCIAZIONI Management.

 

D: Lo scenario dell’economia italiane è sempre più complesso: un parere dal tuo punto di vista

Hai ragione, è un problema veramente complesso per tutti per cui è difficile fare previsioni, anche se ritengo ci vorrà molto tempo perché tutto ritorni normale. E questo non significa uguale a prima perché, in Italia e non solo, la seconda ondata del Covid ha superato le prospettive più negative. Oggi abbiamo filiere manifatturiere che sono molto rallentate, alcune addirittura ferme, i servizi ancora peggio. Se pensiamo che il 30% del nostro PIL è fatto dalle esportazioni, è i mercati globali sono quasi in lockdown, ci rendiamo conto che si tratta di una crisi asimmetrica globale. Asimmetrica perché alcuni settori, come logistica, tecnologia, farmaceutico e alimentare per la GDO, guadagnano, altri come turismo, commercio, ristorazione e servizi professionali sono più deboli e in perdita, se non a rischio chiusura, come purtroppo sta già succedendo. Il Governo ha messo in campo ad oggi 108 mld ma con interventi a pioggia non sempre ben distribuiti. Da questo punto di vista, troviamo ancora sconcertante la profonda disattenzione al mondo delle imprese e delle Partite IVA. Oltre la metà delle imprese prevede una crisi di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020. Molti non riapriranno. Ecco perché la necessità più urgente è la liquidità. Si rischia di distruggere, oltre alla capacità produttiva, quella occupazionale e quella fiscale che ne deriva.

 

D: Caro Angelo, sei tra le tante cose, anche un grande esperto di management: cosa ne pensi del modello del fractional executive promosso in questi anni da YOURgroup?

Andrea, ti ringrazio ma sono solo un umile cultore della materia che può provare ad offrire un contributo pragmatico. D’altra parte, anche da ex presidente di un’associazione di temporary manager, credo che i modelli manageriali precedenti, quelli verticali su una o poche aziende per sempre, stiano mostrando la corda rispetto alla velocità di cambiamento dei modelli di business. Andiamo o, forse, siamo già in un mondo diverso perché questa pandemia ha generato il più grande esperimento sociale della storia: almeno 4 miliardi di persone che si connettono in rete scambiando dati, informazioni e conoscenza. La prima prova concreta comprensibile a livello globale dell’interdipendenza, la rete che ormai lega ogni persona a tutte le altre.  Tornare indietro sarà impossibile e bisognerà rimodulare il nostro modo di vivere e di lavorare che richiederanno un sempre maggior livello di diversificazione di rete. Per questo credo che il modello del fractional executive sarà vincente nel futuro prossimo venturo. Se la diversificazione è un valore, lo sarà tanto più nel mondo manageriale che si confronterà con cambiamenti epocali anche sul piano del business, laddove dove i modelli a “taglia unica” saranno in grande difficoltà. D’altra parte, come afferma un grande come Robert Kiyosaki, le persone più ricche del mondo costruiscono reti. Tutti gli altri cercano solo lavoro.